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Segnaletica algida e precisa, perentoria e rassicurante al contempo, sezioni e corsie distinti con colori pastello o graffianti, ordine e pulizia, illuminazione soffusa ma efficiente, musica soft di sottofondo, traffico rapido ed ordinato, transiti umani repentini e sfuggenti, solitudini che si evitano tra loro.
Non è al primo sguardo superficiale, conformato invero all’ambiente ed al suo utilizzo, che si può diventare consapevoli di tali caratteristiche peculiari.
Solo quando, in effetti, si interrompe questo flusso schematizzato, per fermarsi con se stessi ed entrare in rapporto con questa realtà, ci si accorge di trovarsi dentro questo “nonluogo”, totalmente integrati negli “schemi di fruizione” progettati e realizzati ad arte per una serie di fini specifici.
Razionalizzare questa realtà, interrompendone la fruizione automatica, consente di realizzarne l'essenza.
I parcheggi sotterranei dei supermercati e dei centri commerciali (nonluoghi per eccellenza) sono, all’ennesima potenza, la rappresentazione plastica del nonluogo.
Sono il nonluogo del nonluogo.
Essi sono infatti tra i luoghi meno storici, identitari e relazionali che si possano trovare, mentre assommano, nella loro essenza ed manifestazione, tutte le caratteristiche più tipiche e rappresentative del non luogo: mancanza di storia e totale valenza nella nostra epoca presente; precarietà e provvisorietà; transito e passaggio; velocità e tempi rapidi di fruizione; individualismo solitario; standardizzazione degli spazi; assenza di casualità ed assoluta predeterminazione degli schemi di fruizione; efficienza, precisione, comodità tecnologica.
Cionondimeno sono molto frequentati ed utilizzati, per la comodità di collocare l’auto e di carico e scarico, idonei in qualsiasi condizione meteorologica, per la sicurezza ingenerata dalla replica degli schemi visivi e della segnaletica, validi e replicati allo stesso modo in tutto il mondo.
L’utente di passaggio, come il viaggiatore smarrito in un paese sconosciuto “si ritrova” nell'anonimato “familiare” di questi ed altri nonluoghi.
I “simboli”, ormai standardizzati worldwide, sono la sua bussola; i corridoi colorati a pavimento, il suo filo d’Arianna; il silenzioso controllo delle telecamere di sorveglianza, il suo senso di sicurezza; la improbabilità di avere rapporti più che fuggevoli con altri, la sua bolla di impermeabilità, la sua speranza di invisibilità.
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